Numero uno: il campo, quello vero, quello che ospita scontri con in palio i due punti, ci mancava da morire. L’estate è stata lunga ed è transitata con il solito corredo di parole che servono quasi a zero: proclami, analisi, pronostici fanno parte di un calderone che vale solo quando i raggi solari colpiscono la terra in maniera più diretta. Appena cambia l’inclinazione, quello che conta è ben altro.
Numero due: la curiosità di vedere all’opera la nuova Openjobmetis di Paolo Moretti è enorme. Per definizione le amichevoli non valgono un tubo e ancor meno quest’anno: come giudicare una squadra che ne ha giocate cinque su sette senza la sua guardia titolare, qualcuna meno senza il playmaker ed è comunque sempre stata vittima di assenze? Aggiungiamo un po’ di pepe al concetto, affinché ci aiuti a proseguire nel ragionamento: se Varese avesse vinto le partite in cui è
stata funestata dalla mancanza di giocatori, oggi saremmo qui a declamare la sua forza e a friggere nell’attesa di una stagione entusiasmante. Dateci torto? No, la Openjobmetis versione 2015/16 non è nemmeno vicina a essere la più bella del reame, né a essere una creatura in grado di concedere particolari sicurezze. Varese parte con grandi punti di domanda attaccati ai calzettoni, parte a fari spenti. Parte, soprattutto, con la consapevolezza di essere profondamente diversa da quello che vorrebbe diventare lungo il percorso. E qui sta il punto.
Mancano i chili sotto canestro? Mychel Thompson non ha ancora iniziato a segnare? Galloway è un oggetto misterioso? Sì, sì e ancora sì. Ma l’obbiettivo è farli crescere, mettere i 10 giocatori insieme e formare una squadra che possa colmare, come collettivo, le mancanze individuali. Per questo la quantità di fiches più alta è stata messa sul numero di Paolo Moretti, affidandogli il compito di costruire. Oggi, alle 18.15 a Masnago, dal match contro una Caserta molto probabilmente senza il playmaker Peyton Silva, si avrà il primo abbozzo delle risposte che tutti cercano. La sfida contro i ripescati dall’autoretrocessione estiva di Roma è oggettivamente impronosticabile e indecifrabile. Partire bene, però, sarebbe sicuramente un aiuto, un po’ come bere il latte quando si è bambini.