VARESE Dal 2007 ad oggi sono stati 28.111, ma di questi circa un terzo (ben 9.038) sono stati denunciati nel solo 2011: sono i numeri degli illeciti penali che l’Inps provinciale ha denunciato alle procure di Busto Arsizio e Varese.
Un aumento esponenziale dovuto a una maggiore informatizzazione dell’ente previdenziale, che ha permesso di individuare più velocemente quelle aziende che non versano all’Inps i contributi trattenuti dalle buste paga dei propri dipendenti. E in attesa di essere mandati alle due procure della Repubblica ci sono moltissimi altri documenti simili, rimasti in coda per non ingolfare gli uffici dei due principali tribunali provinciali, già a corto di personale e di magistrati. Ma gli imprenditori varesini iniziano a tremare, e molti di loro stanno già correndo ai ripari, accordandosi con l’Inps per pagare (a rate) il dovuto.
Il reato contestato alle aziende è quello di appropriazione indebita, e ogni provvedimento riguarda un singolo mese di contributi non versati, spiegano dalla sede Inps di via Volta. Ovvero: un imprenditore che non versa i contributi di un singolo dipendente per un intero anno si ritroverà con dodici illeciti penali a suo carico. Il reato è appropriazione indebita perché si configura nel momento in cui l’azienda non versa all’Inps quella parte di contributi che viene trattenuta dalla busta paga dei dipendenti. Spesso le aziende si difendono dicendo di non poter pagare per problemi di liquidità: un’altra conseguenza della crisi economica.
Nell’anno in corso, le aziende che hanno ricevuto delle lettere dall’Inps con la notifica di un procedimento in corso sono state 540, per un totale di 11.555 provvedimenti diffidati, cioè comunicati dall’Inps. Se le pratiche arrivate nelle procure sono “solo” 9.038, spiegano da via Volta, è perché moltissimi imprenditori, quando ricevono la lettera dell’Inps, si accordano per pagare il dovuto. Possono chiedere una rateizzazione, che di solito viene concessa e, nel caso in cui la pratica sia già partita verso il tribunale competente, l’ente comunica alla Procura che la pratica può essere archiviata. Ma non sempre succede, e allora quello che gli imprenditori rischiano è un decreto penale di condanna.
La velocizzazione degli accertamenti era stata prevista dalla direzione regionale, e all’inizio dell’anno è stato avviato un procedimento per un protocollo d’intesa tra Inps e procure, ancora in via di definizione. Questo potrebbe portare a un serio contraccolpo nelle attività dei due palazzi di giustizia, che già da tempo lamentano una carenza di personale e di magistrati: Busto Arsizio, addirittura, è stata dichiarata “sede disagiata”, segno che non può certo permettersi un ulteriore carico di lavoro.
Perché se le aziende corrono ai ripari e si accordano con l’Inps per il pagamento, il lavoro in procura è solo di archiviazione. Se l’accordo non c’è, la procura emette un decreto penale di condanna. Ma nel momento in cui le aziende decidono di sfruttare la loro facoltà di opporsi al provvedimento, chiedendo udienza nelle aule già sovraffollate dei tribunali provinciali, allora il rischio paralisi è dietro l’angolo.
Chiara Frangi
s.bartolini
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