Gli occhi di ghiaccio, oggi, hanno il contorno viola: capita ai guerrieri. Signore e signori parla Kristjan Kangur, il moicano che viene dal freddo.
Un po’ sì, quando prendi un trauma cranico è sempre molto pericoloso. Al rientro ho temuto per un momento i contatti, ma la gente che riempiva il palazzetto e l’adrenalina mi hanno fatto dimenticare tutto dopo 10 minuti. La cosa più importante era vincere.
È sempre una lotteria. Sono stato anche fortunato.
Certamente rimarremo in serie A! E ritengo che ogni partita possa essere quella chiave: se si pensa a quanto è stata maledetta la nostra stagione, con quattro cinque brutti infortuni… In tanti momenti avrebbe potuto girare, ma non l’ha mai fatto: fa niente, è il passato. Ora dobbiamo solo continuare a migliorare, partendo da quanto di buono dimostrato contro la Virtus.
È stato molto difficile, soprattutto perché vedevo la squadra perdere e non ero in grado di aiutarla. Ho dovuto essere realista: non potevo tornare prima che il mio corpo fosse pronto, dovevo correre una maratona e non uno sprint. Ho guardato avanti, senza focalizzarmi sul singolo giorno, sulla singola settimana.
Naturalmente ha cambiato qualcosa, ma in una squadra in cui ci sono dodici giocatori ogni infortunio crea problemi. A parte all’inizio, non abbiamo mai fatto un allenamento tutti insieme. Non cerco scuse, è quello che è successo.