«Sì, sono preoccupato: inutile nasconderlo. C’è tanto da fare. E sì, sono molto felice: questa sfida mi piace. C’è da rimboccarsi le maniche cercando di fare il meglio possibile per il Varese. Un passo alla volta».
Sette righe da scolpire nella pietra: sono quelle con cui Sauro Catellani inizia la sua avventura da presidente biancorosso.
No, avete letto bene: non ci sono proclami sensazionali, obiettivi fantasmagorici, promesse scintillanti; quelle parole profumano “solo” di serietà, sostanza, impegno.
Quello di cui ha bisogno il Varese, il cui primo e principale obiettivo è recuperare credibilità. Ecco il primo compito del procuratore classe ’53, mantovano di nascita ma emiliano d’origine, pronto a sedersi su una poltrona che da tempo non veniva occupata da qualcuno con le sue caratteristiche: un uomo di calcio, esperto e prudente, interessato più al lavoro che ai riflettori, apprezzato e stimato nell’ambiente. Un uomo di calcio come Peo Maroso.
Vietati confronti, sia chiaro: il Peo è LA nostra Storia. Nessun paragone, al massimo un obiettivo. Di certo, una guida a cui ispirarsi. E un augurio.
L’accordo di ieri è ciò in cui i tifosi del Varese speravano. E a loro Catellani si rivolge così: «Una promessa, lavoreremo seriamente: per finire al meglio la stagione, per trovare il modo di sistemare i problemi residui. Una richiesta: dateci una mano. Giriamo pagina insieme».
Uno sguardo alla squadra e all’obiettivo: «Niente playoff o vetta: niente bugie. Puntiamo una salvezza tranquilla: cercheremo qualche ragazzo che ci possa dare una mano».
Una salvezza da raggiungere tutti insieme, Palazzolo e Repossi compresi: «Ci parlerò: sarei felice rimanessero con noi. Quest’estate avranno la possibilità di puntare ai “pro”: li aiuteremo. So della loro disponibilità: ringrazio già da ora Palazzolo, che ha scelto di restare al Varese. Ha altre richieste, come anche Repossi: anche per lui vale lo stesso discorso. Chiederò loro di aiutarci: se vorranno farlo, gli ribadirò il mio grazie».
Appuntamento a domattina: «Sarò al Franco Ossola di mattina per presentarmi e salutare la squadra. Ho chiesto anche di conoscere il sindaco e spero di averne presto l’opportunità».
La strada è tracciata: «L’entusiasmo di mio figlio Fulvio mi ha trascinato: sono preoccupato e felice. Ed è così che accetto e affronterò questa sfida».