Varese, sogno promozione svanito? L’esclusione dell’Albenga complica tutto

Dopo la sconfitta di Saluzzo e il caso Albenga, il distacco dal Bra è di 12 punti: servirebbe un mezzo miracolo per riprendere i piemontesi.

Il calcio sa essere spietato e imprevedibile. Nel giro di pochi giorni, il Varese è passato dall’illusione di una rimonta possibile a una realtà difficile da accettare. La sconfitta di Saluzzo, combinata alla vittoria del Bra e alla clamorosa esclusione dell’Albenga, ha ridisegnato la classifica con un verdetto quasi definitivo: i biancorossi scivolano a -12 dalla vetta, un distacco che sa di resa.

Una classifica che pesa come un macigno

L’aggiornamento della graduatoria, con il Bra ormai lanciatissimo verso la promozione diretta, racconta una storia amara per il Varese. Il -6 che solo pochi giorni fa sembrava uno scenario incoraggiante si è trasformato in un -12 che lascia spazio a pochi sogni di gloria.

Bra 64; Varese 52; NovaRomentin 51; Vado 50; Ligorna 46; Gozzano 44; Lavagnese, Chisola 42; Saluzzo 36; Imperia 33; Derthona, Asti 32; Sanremese 30; Cairese 29; Vogherese 26; Fossano, Oltrepò 23; Borgaro 18; Chieri 17.

A dieci giornate dalla fine, la matematica non chiude ancora i giochi, ma la logica sì. Il Bra sta dimostrando una superiorità indiscutibile, mentre il Varese, pur avendo le qualità per restare nelle zone alte, sembra aver perso la scia giusta nel momento decisivo.

Il format della Serie D: un sistema che uccide la competitività

Più che una crisi del Varese, questa situazione evidenzia ancora una volta i limiti del format della Serie D. Un campionato che promuove direttamente solo la prima classificata lascia alle altre squadre solo la speranza di un ripescaggio, spesso deciso da fattori extracalcistici come fallimenti o rinunce in Serie C.

Non è una novità: già l’anno scorso l’Alcione dominò il girone A per poi vedersi negata la promozione a tavolino, mentre il Bra – proprio come quest’anno – costruì un percorso quasi perfetto. Questa struttura del torneo rischia di trasformare una stagione promettente in un limbo senza certezze, lasciando società, tifosi e giocatori in balia di un sistema che non premia gli sforzi, ma solo i numeri.

Quale motivazione per il finale di stagione?

Arrivati a questo punto, il vero interrogativo non è tanto se il Varese possa ancora credere nel miracolo, ma piuttosto come riuscire a mantenere alta la motivazione nelle ultime dieci giornate.

Il secondo posto, ora, non è più un obiettivo simbolico, ma un traguardo da difendere dagli assalti di NovaRomentin e Vado, entrambe prossime avversarie dei biancorossi. Un crollo mentale potrebbe compromettere anche questa posizione, trasformando un campionato comunque positivo in un finale da dimenticare.

Ma c’è di più: come si può chiedere ai giocatori di dare il massimo se, alla fine, i playoff di Serie D sono poco più di un contentino? Vincere gli spareggi non garantisce la promozione, e questa consapevolezza rischia di pesare come un macigno sulla testa della squadra.

Ripescaggio: sogno o chimera?

Tra i tifosi biancorossi circola già una domanda cruciale: in caso di vittoria dei playoff, la società presenterà domanda di ripescaggio in Serie C?

Al momento, l’ipotesi sembra remota. Il problema non è solo economico – servirebbe un investimento immediato significativo – ma anche infrastrutturale. La Serie C richiede standard più elevati, a partire dallo stadio (il “Franco Ossola” dovrebbe essere adeguato) fino al settore giovanile, che passerebbe dal campionato Juniores a quello Primavera.

Inoltre, la Figc ha già chiarito che eventuali posti vacanti verranno assegnati prima alle squadre B dei club di Serie A, come l’Inter, che sta per lanciare il proprio progetto Under 23. E c’è un altro ostacolo: il Varese è già stato ripescato nell’estate del 2023 dall’Eccellenza, un dettaglio che potrebbe penalizzarlo nei criteri di selezione.

Insomma, il ripescaggio non è una strada impossibile, ma nemmeno un’opzione sicura. Senza certezze, la società dovrà valutare con attenzione se tentare questa carta o concentrarsi su una crescita più graduale, evitando passi falsi che potrebbero compromettere il futuro del club.

Un finale di carattere per salvare l’onore

Il Varese non può permettersi di chiudere la stagione con un senso di rassegnazione. La promozione diretta è ormai un miraggio, ma la dignità di una squadra si misura anche da come affronta i momenti più difficili.

Mister Floris e i suoi ragazzi hanno ancora dieci partite per dimostrare di essere un gruppo solido, capace di reagire con orgoglio e carattere. Non basterà per cambiare il destino del campionato, ma potrebbe fare la differenza per il futuro, cementando la base su cui costruire una nuova corsa alla Serie C, magari con un format più equo e meritocratico.

Per ora, il vento è cambiato. Sta al Varese trovare la forza per non farsi travolgere.