Dopo Tambone, Cain e Waller, è stato un emozionato Nicola Natali a presentarsi al pubblico di Varese. Il classe 1988, fresco 29enne, è all’esordio assoluto in una formazione di massima categoria, e già questa peculiarità è interessante da raccontare: «Per me è la prima esperienza in Serie A – conferma Nicola – e sono arrivato qui a Varese un po’ emozionato. Entrare al palazzetto il 18 agosto davanti ai tifosi è stata una bella emozione». Lui fa parte dei tanti nuovi arrivi che vanno a comporre un roster molto rinnovato: «Siamo una squadra nuova nonostante le tre conferme, il primo obiettivo è quello di fare gruppo dentro e fuori dal campo. Ci ha aiutato il ritiro di Chiavenna, un’occasione per stare insieme e per parlare con gli stranieri, capire la loro vita personale, cominciare ad avere una relazione tra di noi, che è la base su cui costruire tutto».
A Cremona, nella prima vera amichevole, ha dato ottime impressioni segnando 11 punti: «È stata una bella prova, la prima sfida contro una squadra di Serie A, anche solo aver avuto la possibilità di giocare è stato bello. C’è molto lavoro da fare perché abbiamo iniziato da poco e la strada è ancora lunga». Le aspettative di Natali sono molto chiare: «Voglio dimostrare prima di tutto a me stesso ma anche all’ambiente di poter reggere il campo,
e tutto è da dimostrare perché ho zero minuti in Serie A in carriera. Spero di poter dare una mano il prima possibile, aiutando in difesa con le mie capacità». Se Varese è la prima vera esperienza in Serie A, Nicola rivela che in passato alcune formazioni come Cremona e Caserta si erano fatte avanti: «Ci sono state occasioni in passato di provare la Serie A ma non me la sono mai sentita, non mi sentivo pronto a buttarmi all’arrembaggio in una categoria con molti stranieri e con gli italiani un po’ sacrificati. Ho sempre avuto una mancanza di fiducia in me stesso, negli ultimi anni avevo anche abbandonato il sogno Serie A, mi ero trovato una dimensione gratificante in LegaDue. Quest’estate è cambiata la prospettiva con la proposta inaspettata di Varese, grazie a un coach come Caja che mi conosce da anni, così come conosco da anni e ringrazio il direttore Coldebella. Varese è impossibile da rifiutare».
Le sue caratteristiche: «Principalmente dare un aiuto in difesa e nel gioco di squadra, dare energia, poi negli anni mi sono costruito un tiro da fuori che è un’arma importante del mio gioco».
Nato e cresciuto con la palla da basket in mano, grazie a papà Gino: «Da lui penso di aver preso la mentalità e la capacità di voler sempre alzare l’asticella, di sacrificarmi e lavorare duro per un obiettivo. Grazie a lui ho iniziato ad andare al palazzetto che ero ancora in pancia, sono cresciuto a pane e pallacanestro e l’ho sempre seguito quando è stato dirigente a Roma ed a Milano. La passione per il basket è nata insieme a me».