Questa sera potrebbe non essere una bella sera. Lo spettro della retrocessione, la quinta dalla B alla C/Lega Pro nella storia del Varese, è più che mai vicino: e l’Entella assetata di salvezza, combinata ai risultati delle altre pericolanti, potrebbe spingere il Varese definitivamente giù.
L’ultima retrocessione dalla B alla serie C1 fu trent’anni esatti fa, nel 1984/85, quando il Varese allenato da Giampiero Vitali salutò la cadetteria assieme a Parma, Taranto e Padova (quest’ultimo per illecito sportivo: fu ripescato il Cagliari, che aveva fatto solo un punto più dei biancorossi).
Il baratro è di nuovo vicino, ed in questo momento la luce non c’è. Non c’è per il Varese, che comunque va a Chiavari a giocarsi la sua partita, perché altro non può fare: «Spero che sia una bella gara dal punto di vista sportivo – si augura Bettinelli – perché affrontiamo avversari che lottano per uscire dalla zona playout e che sicuramente saranno motivati».
L’Entella ha da poco sostituito l’allenatore Prina con Alfredo Aglietti,
che proprio contro il Varese di Bettinelli l’anno scorso, sulla panchina del Novara, perse l’andata degli spareggi salvezza, complice la doppietta di Pavoletti. Ma con i liguri, per ora, sta avendo ragione lui: «L’Entella ha da poco cambiato allenatore – commenta Bettinelli – ma da quando è arrivato Aglietti hanno collezionato solo risultati utili. Noi dal canto nostro ci siamo allenati e preparati al meglio».
È un Varese che nelle ultime partite ha ripreso ad esprimere un buon calcio, senza però avere riscontri in classifica: «A buone prestazioni non sono seguiti che pochi punti: ma ora è così, dobbiamo cercare comunque di dare continuità a queste prove e soprattutto cercare di dare spazio in queste ultime partite ai ragazzi del nostro settore giovanile, per valutarli e capire il loro futuro».
Nemmeno le decisioni arbitrali hanno aiutato: «È facile prendersela con i più deboli, non solo nel calcio, ma anche nella vita. Chi è più debole ha più ingiustizie».
Bettinelli si augurava tutt’altra stagione, e soprattutto sperava di arrivare a questo punto dell’anno in una situazione ben diversa: «È brutto per me essere qui e non avere nulla da giocarsi. Pensavo e speravo di essere ancora in corsa per la permanenza in serie B. Ora affrontare queste gare non è facile, ma dobbiamo prendere quanto di buono ci può essere, e continueremo così fino alla fine, cercando di dare il meglio».
E c’è poco altro che Bettinelli vorrebbe dire, probabilmente lui stesso non vede l’ora che tutto ciò finisca. La tristezza è palese nei suoi occhi e nelle sue parole, ancora più del solito, perché lui ha lottato per arrivarci in serie B, e vederla scivolare via così fa male.
Ma sul suo futuro, ora, non vuole parlare: «È ancora presto per parlarne. Prima di essere l’allenatore, sono un tifoso del Varese e amo questa maglia. Ho contribuito a portare il Varese dalla D alla B, per questo mi auguro che la società Varese possa salvarsi e restare nel calcio che conta».
Una scalata memorabile, un calcio che sembra d’altri tempi, un calcio che alla luce anche dei fatti di Torino, non appartiene più alla gente: «Il calcio si vede nel sorriso di un bambino, e non vedere più allo stadio bambini e famiglie mette tristezza. Se andiamo avanti così, ne vedremo sempre di meno».