Insieme all’esponenziale incremento delle piccole imprese con una marcata connotazione tecnologica (le così dette “startup”), si sono sviluppate collateralmente a macchia d’olio sul territorio nazionale degli incubatori che si preoccupano di assistere le prime fasi di sviluppo di queste aziende prima del lancio sul mercato.
Dato l’alto tasso di mortalità delle startup nelle loro prime fasi di crescita (ad oggi parliamo di aspettative di vita che non superano i 6 mesi) l’assistenzialismo rivolto alle aziende neonate si basa su una ferrea metodologia di sviluppo. Ad avvalersi di un processo metodologico, consolidato nel tempo e corroborato dall’esperienza diretta, si distingue VareseNext, il nuovo incubatore di startup che trae ispirazione dal modello Sassone.
Nella regione tedesca, infatti, ormai da anni è stato adottato un metodo che ha portato ad un repentino incremento delle attività imprenditoriali sul territorio così da portare alla luce numerose startup di successo in Germania.
Mantenendo come stella polare il modello Sassone per la sua rotta di navigazione, VareseNext fa leva su una metodologia solida e ben collaudata che si basa su un processo circolare per supportare le aziende incubate.
In prima istanza il potenziale startupper, una volta incubato, si trova nella fase Alfa. Nei primi quattro mesi l’incubatore valuta la fattibilità del progetto proposto così da capire se c’è terreno fertile per il segmento di mercato in cui lo startupper vorrebbe posizionarsi. Una volta accertata la bontà dell’idea imprenditoriale, per i successivi due mesi si accompagna l’impresa nella ricerca dei finanziamenti, si lancia la prima campagna di marketing e si muovono i primi passi per creare i presupposti di una reputazione digitale credibile.
Una volta portato a termine questo primo ciclo, l’azienda, che finalmente avrà una fisionomia di startup, si trova nella fase Beta. Si tratta di un processo di limatura in cui viene raffinato il prodotto e perfezionata la campagna pubblicitaria (nell’arco di 5 mesi circa). Una volta consolidata la strategia di marketing, l’incubatore interviene nei gap formativi offrendo la possibilità di conseguire certificazioni riconosciute a livello europeo grazie alla partnership con alcuni enti formativi (tra cui Qrp). Nel caso in cui insorga la necessità di reclutare personale con competenze diverse da quelle dei membri degli startupper, l’incubatore interviene anche nel processo di ricerca di risorse umane.
La startup a questo punto è pronta ad affrontare l’ultimo ciclo terapeutico per rendere l’organismo dell’azienda sano e abbastanza forte da affrontare il mondo del mercato. Nella fase Candidate si prendono i dati ottenuti dalla fase precedente e, alla luce dei risultati, si ridefinisce la struttura del prodotto. Prima del lancio finale sul mercato si consolida la campagna marketing nell’arco di altri 3-4 mesi.