Prima del match di mercoledì contro il Lecco, l’ultima partita giocata da Salvatore Giglio al Comunale è stata il playout del 21 maggio scorso tra Varesina e Verbania; il giorno della salvezza della sua attuale squadra e della retrocessione in Eccellenza del club dove ha giocato l’ultima stagione. Una partita che Salvatore non ha dimenticato, perché le retrocessioni lasciano sempre delle cicatrici, ma che allo stesso tempo è servita per mettersi alle spalle le delusioni e ripartire. Da dove lo si sa: dal Comunale di Venegono Superiore, con la maglia rossoblù addosso e con un’altra avventura in Serie D da affrontare a suon di assist e gol grazie al suo mancino.
Personalmente sono molto contento sia per il risultato che per la mia prestazione, anche perché quando abbiamo iniziato il precampionato ho avuto qualche problemino fisico che ora sto superando. Come squadra abbiamo dimostrato le nostre qualità tecniche e morali, recuperando il doppio svantaggio e vincendo con carattere contro una squadra costruita per vincere il campionato.
A buon punto. E sono convinto che quando rientreremo dopo la pausa di Ferragosto (il 17) avremo superato anche le fatiche di queste prime tre settimane che sono state molto intense, visto che abbiamo fatto quasi sempre doppie sedute per essere pronti per giocare la partita di Coppa Italia. Lo dico perché abbiamo la fortuna di essere assistiti da uno staff molto bravo e preparato che ci mette sempre nelle migliori condizioni possibili.
Il primo giorno è stato strano, perché quando sono entrato nel centro sportivo mi sono venuti in mente tanti ricordi e tante scene dell’anno passato, soprattutto del playout che avevamo perso.
È stato un match difficile. Innanzitutto ricordo il caldo, poi la stanchezza di fine campionato mista alla tensione di un appuntamento vitale per il tuo futuro. Eravamo anche andati in vantaggio, pensando di aver fatto un passo importante verso la salvezza; è stato un errore che poi abbiamo pagato.
Poi dopo un mese è arrivata la chiamata della Varesina.
Esatto, ed è stata la mia fortuna; ovviamente ero dispiaciuto per i miei ex compagni e per il Verbania, perché una retrocessione non è mai un bene per nessuno. Però non potevo rifiutare la chiamata della Varesina. Cosa mi ha colpito? Il progetto che mi hanno delineato il Presidente, il ds Radicchi e il mister.
Ribadisco quello che è stato detto sin dal primo giorno: noi puntiamo alla salvezza. Vedremo poi cosa riusciremo ad ottenere; posso dire che le sorprese e le rivelazioni ci sono sempre. Ma tutto passerà dal lavoro quotidiano.
Quello di Marcelo del Real Madrid, uno dei terzini più forti del mondo. Lui è veramente devastante e ha un gran sinistro. Se mi ispiro a qualcuno? No proprio, cerco di fare sempre del mio meglio ma non ho un vero e proprio modello da seguire. Nel passato mi è stato detto che assomiglio a Thiago Motta e a Ilicic, ma queste sono cose che lascio agli altri. Io mi concentro solo su me stesso.
Essendo alto mi piacerebbe avere un po’ di forza esplosiva in più, per essere più scattante nei primi passi. Sceglierei quindi di prendere questa caratteristica da Chiarabini; lui è incredibile, fai fatica a prenderlo quando parte.
Sono un giocatore generoso, quindi se fossi davanti al portiere con un compagno messo meglio di me passerei a lui la palla. Diciamo che preferisco fare assist – come l’altro ieri per la testa di Shiba – ma i gol mi piacciono ugualmente e fanno sempre piacere. A quanti assist punto? Non ho un obiettivo fisso. Anche in questo caso rispondo “quelli che verranno”.