«Al momento non si sospettava un attacco terroristico, ma adesso possiamo dire di averla scampata». È un po’ quella di essere dei , la sensazione che sta provando una appena rientrati a casa dopo una settimana di vacanza in Egitto. Sono atterrati a domenica mattina, il giorno dopo la caduta del primo aereo russo. Hanno volato serenamente, «perché ci avevano convinti che fosse stato un guasto e perché ci siamo detti che se era appena successo per la teoria delle probabilità non poteva accadere anche a noi». Invece il destino in questo caso c’entra ben poco. Forse il volere di Allah ha giocato un ruolo più rilevante nella caduta dei due velivoli russi.
«Noi abbiamo appreso del primo incidente aereo sabato mattina.– raccontano – Un ragazzo ha letto la notizia su internet e ha sparso la voce. La connessione lì non funzionava benissimo, quindi non avevamo aggiornamenti precisi». Inizialmente si era parlato di un guasto tecnico e le uniche informazioni che arrivavano dai mezzi di comunicazione erano in questo senso. «. Pensando che avremmo preso un aereo di lì a poche ore un po’ di ansia ci è
presa, ma trattandosi di un guasto tecnico ci siamo anche detti che le probabilità che accadesse di nuovo erano remote». Di attentato non si parlava ancora. «Tra noi italiani, commentando l’accudito, abbiamo anche ipotizzato si potesse trattare di un , ma il clima in era talmente sereno e disteso che abbiamo subito abbandonato la teoria complottistica». La sera stessa i ragazzi sono anche usciti dal villaggio, per vedere che aria tirava. «Era tutto tranquillo. L’unica cosa che gli egiziani ci chiedevano era perché quest’anno ci fossero meno italiani in vacanza lì. Un po’ per la crisi, abbiamo risposto, e un po’ per la paura degli attentati». Solo che, e con il turismo ci campa, non ne vuole nemmeno sentir parlare di terrorismo. «Ci hanno rassicurato tutti. Ci hanno detto che i turisti per loro sono troppo importanti e gli attentati danneggiano prima di tutto la loro economia». Non tutti evidentemente la pensano così e tre giorni fa l’aereo è stato abbattuto. E l’attentato è stato ancora una volta rivendicato dagli estremisti islamici legati . «Adesso possiamo dire di essere stati fortunati e ripensando al nostro ultimo giorno di vacanza e al volo di rientro, proviamo un po’ di angoscia mista a sollievo. Se solo fossimo partiti una settimana dopo, adesso ci saremmo noi bloccati in Egitto. E non solo: i controlli lì sono molto superficiali».
. «All’aeroporto abbiamo incontrato solo un militare armato di mitra, seduto in una posizione di relax totale. Ho bene in mente quell’immagine perché mi ha fatto sentire poco al sicuro. La stessa sensazione che abbiamo provato al check in: non ci hanno quasi guardato in faccia». Di tornare in Egitto quindi, i due varesini non ne vogliono sentir parlare. «Assolutamente no – sentenziano – È vero che si dice che nulla si può fare contro il destino, ma andarsela a cercare è da stupidi. Anche se ce la regalassero,».