«Negli ultimi tre mesi una decina di varesini si è convertita all’Islam».
, presidente dell’Unione dei musulmani varesini, parla delle nuove conversioni come di un «fenomeno collegato al Ramadan, dal momento che in quel periodo i diavoli sono legati e tengono tutti, non solo chi segue l’Islam, lontano dalle tentazioni».
La composizione dei nuovi islamici italiani è al 70 per cento di uomini e al 30 per cento di donne. Le età sono le più diverse: lo scorso anno si è convertito un signore di più di 70 anni, mentre quest’anno si è avvicinato a via Giusti anche un trentenne.
Più svariate le professioni: si spazia dall’uomo di cultura e di scienza, all’operaio. In più c’è un flusso continuo di italiani che si avvicinano per conoscere o chiedere informazioni, anche su Gaza.
I varesini frequentano il centro islamico di via Giusti dove ieri c’erano un centinaio di persone. Come accade spesso il venerdì, la sala non è riuscita a contenere tutti e si è reso necessario pregare fuori, nell’atrio.
Per avvicinare i nuovi fedeli all’Islam, in via Giusti, sono stati organizzati corsi “di Islam di base” alla domenica mattina. Ci sono anche pubblicazioni per iniziare a comprendere questa religione.
I libretti di Islam «in pillole» sono prodotti da una piccola casa editrice di Milano che si chiama At-Tariq. La curatrice dei testi è una donna italiana che ha superato da poco i quarant’anni e che, dopo la conversione, ha scelto di chiamarsi Iqra, che significa “leggi”.
«Sono anni che studio l’Islam. Credo che sempre più persone vi si avvicinino perché nell’Islam non c’è stato un allontanamento dai valori originari, cosa che purtroppo non si può dire di altre religioni – dice Iqra – L’Islam mette i fedeli di fronte a scelte nette. Invece, oggi, è spesso difficile decidere fra ciò che è bene e ciò che è male».
Un altro elemento importante è che «l’Islam divide in modo netto la vita privata da quella pubblica». Un concetto, questo, su cui riflettere, anche perché è stata spesso l’interferenza tra le due sfere a causare problemi politici nelle società occidentali.
È più difficile, invece, per un italiano comprendere come l’Islam tuteli la famiglia e la donna.
«Nell’Islam la fedeltà è un valore forte, che va difeso – spiega Iqra – La donna non è costretta a velarsi: lo fa per Dio. E poi la donna nell’Islam ha il diritto di studiare e di chiedere il divorzio. Non credo che i contenuti che passano nelle televisioni occidentali, spesso incentrati su promiscuità e infedeltà, vadano a tutelare la donna, anzi. Penso che nella nostra società si sia perso il senso del valore della donna».
Ma come si diventa islamici? «Il primo passo è trovare un punto di contatto tra le religioni monoteiste, perché seguire l’Islam non è una cosa da fanatici o da letteralisti. Bisogna riflettere sul fatto che Dio è uguale per tutti, unico, Allah. Maometto è l’ultimo profeta mandato all’umanità.
Il Corano è la parola di Dio diretta, non come i Vangeli che sono stati scritti dagli Apostoli.
L’Islam non vuole cancellare le esperienze precedenti, ma completarle, per arrivare a un messaggio più puro della fede, che in tutti i casi è un dono».
A facilitare il tutto ci sono regole chiare, come pregare cinque volte al giorno, rispettare il Ramadan, donare agli altri ciò che “eccede” il bisogno, e altri precetti.
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