BUSTO ARSIZIO Le orecchie di Pietro Vavassori fischiano ancora. Non gli sono usciti dai timpani i fischi di domenica durante ed alla fine della partita della Pro Patria con il Santarcangelo di una parte dei tifosi. A distanza di cinque giorni il sibilo è ancora lì, fastidioso. Gli si è infilato dentro, nell’animo, e gli rode perché gli ritorna più volte al giorno. Quei fischi gli hanno aumentato la delusione, già marcata per i risultati della squadra. Ed allora ha deciso di esternare il suo pensiero.
FISCHI INUTILI Il patron li ritiene, innanzitutto, ingrati per «aver dimenticato il pubblico che questa squadra ha fatto finora centoventisei punti(settantuno lo scorso anno e cinquantacinque in questo campionato); qualche tifoso ha scordato che la Pro Patria l’anno passato è arrivata al primo posto e dunque mi sembra eccessivo che ci siano delle contestazioni attraverso i fischi» . E’ ben cosciente Vavassori che non «stiamo attraversando un bel momento e cinque punti nelle ultime sei partite sono pochi,
però, attenzione, abbiamo fatto male solo nelle ultime due mentre nelle altre siamo stati penalizzati oltremodo dagli episodi e la squadra aveva creato delle occasioni da gol. Non sto negando l’evidenza – ci tiene a precisare il patron – non siamo brillanti e non è un problema fisico, ma di testa, perché si è pensato, dopo Monza, che forse il più era fatto. Ma allora mi chiedo: a che serve fischiare? A che serve infierire? A nulla. Non aiuta i giocatori già in difficoltà. All’interno di un gruppo vi sono diverse sensibilità: c’è chi si carica reagendo ai fischi per dimostrare che erano sbagliati e chi invece ne soffre. Con ciò, non voglio dire che il tifoso non debba manifestare la sua opinione, ma, in questa situazione di oggettiva difficoltà, serve ancora di più costruire e non lasciarsi andare agli sfoghi>.
GUFI E CORNACCHIE Da uomo di calcio sa bene Vavassori che piacciano o meno, ma sono situazioni che esistono, ma non <ammetto gli insulti allo stadio, i gesti volgari verso i giocatori e poi le ingiurie o le offese che vengono scritte sui vari blog. Fanno male e, non solo non aiutano, ma distruggono. Vengono esposte delle tesi veramente assurde>. Ciò che non comprende Vavassori è «il perché quando la Pro Patria faceva risultati ed andava alla grande c’era una stitichezza di commenti da far paura. Avrei voluto vedere commenti che risaltavano i risultati e le prestazioni dei giocatori. Invece nulla o quasi. Appena le cose sono cominciate a girare storte, sono saltati fuori cornacchie e gufi. E questo è voler bene alla squadra di Busto?».
SI RISPONDE CON LA VITTORIA Che fare? «Non resta che vincere – risponde il numero uno biancoblù – far parlare il campo per portare a termine bene il proprio campionato e zittire questa gente. L’ho detto ai ragazzi chiaro e forte: occorre recuperare la concentrazione ed anche la percezione che non è finita, ma anche la consapevolezza di avere i mezzi per arrivare in fondo. Quello di giocare da Pro Oatria in queste ultime cinque partite che mancano alla fine. Non esiste altra strada che quella dei risultati». E Renate è la prima tappa di un tour che può trasformarsi da brividi se non dovesse intravedersi un’inversione di rotta. Oppure allargare il respiro se Polverini e compagnia dovessero tornare sulla retta via.
NOSSA GOLEADOR? Il risultato dell’amichevole con il Chiasso allo Speroni non sembra promettente: la Pro è stata sconfitta per 3-2, con reti tigrotte di Giannone e Falomi, dalla squadra che milita nel campionato di serie B svizzero. Non si è interrotta in amichevole la spirale delle sconfitte iniziata a Mantova, proseguita nell’amichevole con la Cremonese, continuata con il Santarcangelo ed ora con il Chiasso. Statistica a parte, per domenica sul neutro di Meda è atteso il sereno e, per quanto riguarda la formazione, le novità dovrebbero essere rappresentate dal recupero di Calzi e dall’innesto dal primo minuto di Artaria sulla mediana sinistra. Posizione in ballottaggio con Viviani mentre in difesa torna Nossa dopo le due giornate di squalifica. Due anni fa segnò al Renate: toccherà ancora al bergamasco trasformare i fischi in applausi?
Giovanni Toia
p.rossetti
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