Veddasca, l’ipotesi di una vendetta dietro la scomparsa dell’imprenditore

Veddasca C’è un mistero che si perde in una manciata di chilometri a cavallo del confine tra Italia e Svizzera dietro la scomparsa di Aurelio Giorgini. Un rapimento, come ipotizzato dagli inquirenti. Dal movente ancora indecifrabile. Perché se quella dell’estorsione sembra al momento la pista meno convincente, visto il lungo silenzio, prende piede la strada di eventuali vendette.
Su questo indagano gli investigatori della Squadra mobile di Milano, guidati da Alessandro Giuliano, figlio del leggendario Boris Giuliano.

Di questo parlano familiari e conoscenti. Che ricordano i segnali inquietanti, recapitati all’uomo, nel suo percorso professionale. Su tutti l’attacco a colpi d’acido subito nel Lodigiano nel 2005. Nell’occasione aveva riportato lesioni inferiori ai 40 giorni, perseguibili solo con una querela di parte che l’imprenditore, però, non ha mai presentato. Poi i problemi legati al suo sbarco imprenditoriale in Sicilia. Li ricorda Gino Di Nardo amico e vicino di casa. «Deve per forza essergli successo qualcosa – ha sottolineato ai microfoni della Tsi – non sarebbe mai sparito. Ma quelli giù lì non perdonano. Sono spietati».
Episodi ancor più inquietanti alla luce del giallo. «Non possiamo escludere nessuna ipotesi – conferma Giuliano – nemmeno la criminalità organizzata. Al di là delle voci, però, mancano elementi concreti. Fatti o riscontri che indirizzino lungo una strada precisa. Per questo tutte le ipotesi restano valide». Così il mistero si fa fitto. Come i boschi tra Graglio e Piazzogna, in Canton Ticino. Perché l’ultima volta che è stato visto, Giorgini, era a bordo della sua Smart di colore grigio. Proprio in Val Veddasca. È stata la moglie, la mattina del 24 marzo, a ricevere la sua ultima telefonata. «Aveva il tono tranquillo – ha riferito la donna agli inquirenti – diceva che sarebbe tornato a casa presto». Doveva passare a Piazzogna, dove l’imprenditore ha la sua residenza ufficiale, ma non c’è mai arrivato.
Proprio dalla Svizzera era ripartita la sua attività imprenditoriale. Legato, fino agli anni Novanta, ad alcuni dei più grossi marchi della moda come Gft, Cerruti e Jil Sander, Giorgini si era poi buttato con alterne fortune sulle nuove tecnologie. Di recente però era arrivato alla creazione di un brevetto per un apparecchio per la scansione di radiografie e documenti sanitari. Così in queste ore si stanno passando al settaccio conti e movimenti bancari, eventuali assicurazioni e polizze sulla vita. Si cerca inoltre di capire che documenti aveva con sé al momento della scomparsa. E soprattutto si va a caccia della sua Smart, sparita nel nulla come lui.
Alessio Pagani

f.artina

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