LEGGIUNO Toccherà a Perseo provare a recuperare il corpo del velista lavenese Bruno Petoletti. La missione con il robot subacqueo è iniziata ieri pomeriggio. Con l’obiettivo di individuare l’ex appuntato dei carabinieri, ora in congedo, scomparso il 31 dicembre scorso nelle acque del Lago Maggiore, davanti al porticciolo di Reno di Leggiuno. Caduto dalla sua barca a vela, questa la ricostruzione più probabile, e inghiottito dal Verbano senza lasciare traccia.
Al lavoro, ieri, i vigili del fuoco di Varese e Como,
insieme agli specialisti del nucleo sommozzatori del vigili del fuoco di Milano. Sono loro, infatti, a teleguidare Perseo: il Rov (Remotely operated vehicle), ovvero un robot subacqueo, che già la scorsa estate si era dimostrato fondamentale per riconsegnare alla famiglia il corpo di Jan Doek, il turista olandese di 44 anni inghiottito dal Maggiore, davanti al Lido di Maccagno. Lungo circa un metro, per una larghezza di 80 centimetri e 80 chili di peso Perseo è, infatti, il mezzo da ricerca subacquea più efficiente per questo tipo di operazioni.
Dotato di un sonar sofisticatissimo, di due telecamere, una con visione a colori, l’altra in bianco e nero, è in grado di perlustrare il fondale fino ad una profondità operativa di 400 metri. Senza dimenticare il suo braccio robotico capace, con le sue cinque funzioni di movimento, di destreggiarsi in ogni situazione. A guidarlo in missione, grazie al cavo di controllo lungo 550 metri sono i tre specialisti alla consolle della barca da ricerca Nereide.
Si tratta di un mezzo nautico speciale, carrellato ieri fino al porticciolo di Leggiuno, completamente cablato, dotato anch’esso di sonar e telecamere, pensato proprio per lavorare in sinergia con il Rov subacqueo. Sui tre monitor di bordo, infatti, arrivano in tempo reale i dati trasmessi da Perseo: del sonar, delle telecamere e dei punti di posizione. Ovvero la geo-referenziazione degli obiettivi. Che, attraverso un percorso a griglia vengono monitorati uno dopo l’altro. Mentre l’area delle ricerche, grazie anche al supporto della squadra nautica, è stata isolata. Non sarà però una missione facile, visto l’ampio tratto di lago da esplorare, senza coordinate precise e senza sapere il punto esatto in cui il velista è stato inghiottito dal Maggiore. Perché nessuno ha visto Bruno Petoletti, che in tanti ricordano in servizio alla stazione dei carabinieri di Malnate per il suo coraggio e la sua abnegazione, finire in acqua.
L’allarme, infatti, è scattato solo dopo che la sua barca alla deriva è stata recuperata all’ingresso del porticciolo di Reno. Senza alcuna traccia dell’uomo.
b.melazzini
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