Venditore di fiori gambizzato: gli inquirenti seguono la pista del “racket” dei fiorai ambulanti. Il fatto è avvenuto nel pomeriggio dello scorso 31 dicembre: per la vittima, un bengalese trentenne in Italia da 5 anni, è la seconda aggressione in due anni.
L’uomo era stato aggredito da due uomini rimasti ignoti anche nel dicembre 2015. Stesso posto, ovvero il cimitero di Uboldo dove il trentenne propone i propri fiori a coloro che si recano sulle tombe dei propri cari, ma con diversa modalità: i due aggressori nel 2015 lo avevano preso a bastonate.
L’avvertimento, perché di quello si tratterebbe, datato 2016 è stato ancora più pesante: contro il trentenne sono stati esplosi almeno quattro colpi di pistola sparati da un uomo con il volto coperto che ha scaricato l’arma direttamente dall’auto con la quale è arrivato salvo poi partire a tutta velocità quattro secondi dopo il gesto intimidatorio. L’arma utilizzata per quella che ha rischiato di essere un’esecuzione è una calibro 22: uomo dei proiettili ha colpito la vittima alla caviglia ferendo il trentenne per fortuna non in modo grave.
Il fioraio è stato accompagnato in ospedale e dimesso 24 ore dopo il ricovero: le sue condizioni non sono gravi e il trentenne non è mai stato in pericolo di vita. Gravissimo, invece, è l’accaduto sul quale indagano in modo serrato i carabinieri della compagnia di Saronno e del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale dell’Arma.
Al momento non vi sarebbero ragioni per ipotizzare che l’aggressione si fondi su motivi personali. Sembrerebbe trattarsi invece di un “avvertimento” nei confronti del fiorista collegato proprio alla sua professione.
Un “avvertimento” pesantissimo ed estremamente pericoloso che potrebbe essere collegato alla zona, molto ambita, dove il trentenne lavora; il benaglese potrebbe aver dato fastidio a qualcuno che “opera” nello stesso settore. Oppure un debito o un presunto “sgarro” che qualcuno ha voluto punire in modo esemplare, un messaggio pubblico, quasi una sfida.
E pesa anche quella prima aggressione che non è escluso possa essere collegata alla sparatoria. Gli inquirenti lavorano in modo serrato: si cerca anche tra i filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona un’immagine che possa portare all’identificazione dell’auto utilizzata dall’aggressore.n