VERBANIA – Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale Verbania hanno scoperto una vera e propria rete di commercializzazione di farmaci e altre sostanze dopanti, tutte ricomprese nella lista dei prodotti proibiti, stilata dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada), che, seppur vietate, continuano ad essere utilizzate per alterare le prestazioni agonistiche.
L’operazione ha consentito di sottoporre a sequestro ben oltre 12.000 prodotti farmaceutici tra flaconi, fiale e compresse, alcune delle quali usate per la cura di tumori o in ambito veterinario, ottenibili esclusivamente dietro prescrizione medica, ma anche sostanze, prodotte ”artigianalmente” senza alcun controllo medico, e, più ancora, 700 fiale di Nandrolone e n. 400 compresse di ”Rivotril” (dalla elevata pericolosità sociale per il suo possibile uso improprio, è la cosiddetta ”droga dello stupro”), farmaci entrambi ricompresi nelle tabelle del Testo Unico delle sostanze stupefacenti.
L’operazione è stata resa possibile attraverso lo svolgimento di mirate e articolate indagini di polizia giudiziaria, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania ed eseguite congiuntamente da militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria Verbania e dal personale in forza alla Sezione di Polizia Giudiziaria – aliquota Guardia di Finanza – della medesima Procura. Le attività investigative hanno tratto origine dallo sviluppo di elementi emersi a carico di un cittadino italiano, in precedenza deferito all’Autorità giudiziaria per ricettazione di sostanze dopanti, a seguito di un sequestro operato nel novembre 2021, quando aveva tentato di introdurre le sostanze in territorio elvetico al valico di confine di Iselle di Trasquera.
L’intervento dei finanzieri della Tenenza della Guardia di Finanza di Iselle aveva consentito di accertare che i prodotti, precedentemente ritirati presso uno spedizioniere nazionale a Domodossola erano destinati ad un cliente domiciliato in Svizzera. Dal semplice controllo ai fini doganali, venivano attivate indagini più approfondite attraverso le quali veniva individuata una serie di spedizioni sospette, che portavano a identificare tra i destinatari dei bodybuilder anche famosi. Alla luce del materiale indiziario acquisito, veniva disposta una serie di perquisizioni dei luoghi nella disponibilità degli indagati – tra i quali figurano bodybuilder a livello professionale, che si sono distinti in competizioni sia a livello nazionale che internazionale, e alcuni personal trainer di successo – nonché il sequestro diretto di corrispondenza, finalizzato a ricostruire le spedizioni delle sostanze dopanti.
L’ulteriore sviluppo delle indagini ha interessato le province di Verbania, Novara, Pavia, Ascoli Piceno, Roma e la vicina Confederazione Elvetica ed hanno consentito di rintracciare e ricostruire oltre 3.600 spedizioni da parte dei sodali in favore di utilizzatori sia in Italia sia all’Estero. La ricezione degli ordini, spediti sotto falso nome, avveniva per mezzo di messaggistica istantanea criptata o soggetta ad autodistruzione in chat segrete, utilizzando schede telefoniche intestate a soggetti di fatto inesistenti, effettuando i pagamenti per contanti o tramite carte prepagate, alcune delle quali attivate on-line presso istituti di credito esteri, avvalendosi di documenti d’identità contraffatti.
L’Autorità Giudiziaria ha concluso le indagini con richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di nove persone, sei delle quali si sono già avvalse dell’istituto del patteggiamento. Nei confronti di queste ultime, il Tribunale di Verbania ha emesso sentenze di condanna, con pene comprese da un anno a un anno e otto mesi di reclusione, in parte sostituite con lavori di pubblica utilità.