Veronica l’aveva detto. In una delle poche interviste post separazione, interrogata sul declino politico dell’ex marito, rispose laconica: «È proprio quando sembra finito che inaspettatamente trova il modo di rialzarsi». E poiché la regola secondo cui nessuno conosce un uomo meglio della moglie è tanto più valida quando si tratta dell’ex moglie, Silvio Berlusconi è tornato. Probabilmente non si candiderà, perché a meno che a Strasburgo facciano gli straordinari la sentenza sulla legittimità dell’applicazione retroattiva della legge Severino arriverà
dopo le elezioni. Ma anche così, quest’uomo da tutti dato per finito (”Berlusconi è il passato, io parlo del futuro”, ebbe a dire Matteo Renzi), con i suoi ottantuno anni e il suo impero in disarmo (il Milan ai cinesi, Mediaset insidiata da Vivendi) è incredibilmente risorto. Viene rinviato a giudizio come ai tempi d’oro, incassa il surreale endorsement di Scalfari e riesce ad accreditarsi come leader del centrodestra senza neanche essere candidabile: colpi di coda (e di scena) da film. La storia del Caimano non è finita. Neanche al cinema: in questi giorni Paolo Sorrentino sta girando “Loro”, un film sulle vicende più recenti del Cavaliere. Avvalendosi, pare, di una consulente di sceneggiatura preziosissima: Veronica Lario.