CARAVATE Via libera, ieri mattina, dall’assemblea dei lavoratori della Inda di Caravate alla continuazione delle trattative con l’azienda, che riprenderanno come da calendario lunedì prossimo nella sede di Univa.
Se sul quadro complessivo l’accordo tra le parti è sostanzialmente raggiunto, dopo la riunione-fiume di mercoledì, durata sette ore, le distanze restano grandi sull’entità degli indennizzi da riconoscere ai lavoratori.
«Il tavolo va avanti – annuncia Luigi Mezzadri, della Rsu in quota Fim Cisl – vogliamo portare a casa un accordo vantaggioso per i lavoratori, ma finora le cifre proposte dall’azienda fanno piangere».
La buonuscita sarà garantita anche ai dipendenti part-time, a chi verrà accompagnato alla pensione e a chi riuscirà a ricollocarsi sul mercato del lavoro. Nessun indennizzo invece per i 113 lavoratori che verranno trasferiti nella nuova sede strategica di Inda, individuata a Vizzola Ticino: l’azienda non vuol perdere i dipendenti del nuovo polo.
I lavoratori, in vista dell’incontro decisivo di lunedì, intendono continuare a fare pressioni, per strappare le condizioni migliori possibili al tavolo. «Come in occasione della prima riunione – dice Umberto Bicelli, che rappresenta la Fiom Cgil nella Rsu – lunedì organizzeremo fuori dalla sede di Univa un presidio dei lavoratori». Non solo: saranno gli stessi dipendenti presenti al presidio i protagonisti della trattativa. «Visto che si tratterà della riunione decisiva – prosegue Bicelli – chiederemo di fare delle pause, per informare in diretta i lavoratori in piazza e sentire la loro opinione».
Tra i dipendenti dell’azienda leader del settore degli arredi per bagno, la cui storica sede di Caravate chiuderà i battenti il 14 novembre, ci sono grande amarezza e scoramento. «Da qualunque parte si guardi la vicenda, è uno schifo – afferma Bicelli – il disagio tra noi è grande, la situazione è davvero drammatica. Abbiamo fatto anche un tentativo direttamente con la proprietà, la famiglia Fantoni, ma purtroppo non è andato a buon fine».
Le distanze tra le parti su alcuni punti sono ancora piuttosto ampie: «La situazione è ancora bloccata sull’entità delle buonuscite: da parte dell’azienda non si vedono segnali per un accordo dignitoso». Perderanno il posto un centinaio di dipendenti.
M. Fon.
j.bianchi
© riproduzione riservata