Bruxelles, 17 dic. (Apcom) – Il Consiglio europeo di Bruxelles si è concluso, come previsto, con due decisioni di rilievo: l’accordo unanime di ieri sulla ‘revisione semplificata’ del Trattato Ue, che serve soprattutto a evitare eventuali ricorsi alla Corte costituzionale tedesca contro il futuro fondo permanente anticrisi dell’Eurozona (l’Esm, che entrerà in funzione a metà 2013), e la concessione al Monenegro dello status di paese candidato all’adesione.
Ma, intanto, è cominciato davvero, tenuto rigorosamente a margine dell’agenda ufficiale, il dibattito politico informale sulla controversa proposta Juncker-Tremonti di ‘comunitarizzare’ una parte del debito pubblico dei paesi dell’euro attraverso l’emissione di eurobond, E, sempre a margine, è iniziato anche, con un tentativo di forzatura della Gran Bretagna, il fondamentale negoziato fra i grandi paesi sulla revisione del bilancio pluriennale dell’Ue, per il periodo 2014-2020.
L’importanza della modifica del Trattato, che solo un anno fa sarebbe sembrata una pura eresia per i tedeschi, non va sminuita: l’emendamento deciso dai 27 è in realtà un ‘escamotage’ che, aggirando il divieto esplicito del Trattato (‘no bailout clause’), permette il salvataggio di uno Stato dell’eurozona in crisi, ovvero in grave difficoltà a finanziarsi sui mercati. Era stata la Germania a volere quel divieto come condizione per la moneta unica; ora gli stessi tedeschi accettano di svuotarlo, considerando che il fondo permaenente anticrisi sarà attivato “ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”. Una frase che è come una formula magica: non si interverrà per salvare finanziariamente un paese, ma per preservare la stabilità dell’intera Eurozona.
Sulla questione degli eurobond, che il premier italiano Silvio Berlusconi rivendica di aver difeso con forza durante il Consiglio, c’è stato effettivamente un tentativo di diversi paesi membri (in particolare Spagna, Grecia e Portogallo) di aprire seriamente la discussione, per verificare se si tratti davvero di una risposta ‘sistemica’ alla debolezza dell’eurozona e alla mancanza di una politica economica conmune. Ma ha prevalso l’atteggiamento prudente dei due Presidenti, quello del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione, José Manuel Barroso, ben coscienti della forte opposizione tedesca. Non è ancora il momento, è tropo presto, bisogna far maturare l’idea per non bruciarla, hanno argomentato i due presidenti, stando bene attenti a non dichiararsi contrari per principio. (Segue)
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