«Quando si vivono momenti come quello che stiamo attraversando, è giusto dire che siamo tutti in discussione, io per primo: ma adesso quello che conta davvero è lavorare ancora di più e meglio».
Cecco Vescovi esordisce così al termine del lungo vertice societario che ha animato il lunedì post Varese-Pesaro, ennesimo e poco spiegabile tracollo casalingo della Openjobmetis.
Ancora un confronto dunque fra dirigenza e staff tecnico, con al centro la crisi biancorossa e le soluzioni per cercare di venire a capo di un garbuglio che non accenna a sbrogliarsi, malgrado i recenti appelli alla compattezza, al silenzio e al massimo impegno, i summit, le mosse di mercato e, per ultimo, il rientro dell’ormai ex lungodegente Kristjan Kangur.
Per ora nessuna decisione drastica, nonostante il mea culpa – non il primo –
di Gianmarco Pozzecco al termine dell’indecorosa prestazione contro la Consultinvest.
Ma la sensazione è che il tempo stia ormai per scadere, se non è già scaduto del tutto: non tanto a proposito del tecnico, che la società ha scelto l’estate scorsa con l’obiettivo di costruire un progetto pluriennale e di successo, quanto per alcuni elementi del roster biancorosso, apparsi davvero al di sotto del livello minimo di impegno, voglia e convinzione.
«Il nostro compito, ora più che mai, è quello di fare il meglio possibile – afferma il general manager – Ma soprattutto, per prima cosa, dovremo capire con chi potremo davvero fare tutto questo e con chi invece no».
Sul banco degli imputati, inevitabilmente, pare salire davanti a tutti Ed Daniel, il talento mai esploso in biancorosso, protagonista negativo dell’ennesima domenica grigia, finita con la sostituzione decisa dal Poz e i fischi furibondi del popolo del PalaWhirlpool.
«Chi lavora giocherà, chi non lavora non giocherà più», tuona Vescovi, che non può evidentemente sottrarsi a considerazioni riguardo eventuali, futuri, ritorni sul mercato.
«Dipenderà ovviamente dalle disponibilità e dalle risposte che riceveremo dai giocatori, ma è chiaro che atteggiamenti come quelli visti finora non saranno più tollerati». L’ultimatum, dunque, è lanciato.
Del resto, nelle settimane che avevano portato alla sostituzione di Dawan Robinson con Eric Maynor, la dirigenza biancorossa aveva già preso in considerazione – senza però trovare sbocchi – soluzioni differenti, finalizzate al salvataggio del play Usa con l’inserimento di un centro comunitario, a scapito dello stesso Daniel e del regista Deane, di passaporto bulgaro.
La partitaccia disputata domenica sera ha avuto quindi l’effetto immediato di rimettere di nuovo tutto il gruppo sotto esame, con la società comunque impegnata nel dare allo stesso tempo massimo sostegno a chi dimostrerà coi fatti di credere nel progetto Varese.
«Cercheremo di essere più vicini possibili ai giocatori, o perlomeno a quelli che vorranno effettivamente farsi aiutare». La pazienza della dirigenza, insomma, è giunta al limite.
«Perché le partite si possono anche perdere, ma quello che conta è il modo – sottolinea ancora Vescovi – Su una prestazione come quella di domenica sera è persino inutile spendere parole, perché affermare qualcosa che possa sembrare una giustificazione non ha davvero senso».
E di giustificazioni al pessimo spettacolo non ne ha certo trovate il pubblico di Masnago. La contestazione al termine del match con Pesaro è degenerata nel lancio di monetine che, oltre ad aver colpito un’innocente hostess, è anche costato alla società una multa di 3.000 euro.