Il piacere di essere smentiti dai fatti e di rinfrancare l’amore per questi colori: certe vittorie non hanno prezzo. Anche se l’analisi deve partire dall’oggettività più assoluta e quindi non giriamoci tanto intorno: Varese ha espugnato Torino perché ha trovato una prestazione incredibile dal punto di vista offensivo. Tirare con il 65% da tre non è cosa che accade in tutte le domeniche che il Padre Eterno ha consacrato alla palla al cesto. Quando tieni percentuali del genere i tuoi avversari a poco a poco si sciolgono come neve al sole: per loro è
come bere un sorso di cicuta, perché muoiono credendo nella tua infallibilità e nella loro miseria. Ma non è fortuna, non è caso, o almeno non solo. Perché quando si è scritto per mesi di sconfitte piene di colpevoli, rimarcando ogni errore, sottolineando ogni merito esterno contro ogni demerito interno, se poi si vince bisogna usare la stessa moneta.
Onore ai ragazzi di Moretti dunque, perché finalmente hanno risposto alle critiche e lo hanno fatto nel momento più importante. È bello scrivere che non ci si aspetta più nulla da Kuksiks, perché troppe volte lo hai dovuto giudicare inadeguato al ruolo che ricopre e perché hai la mente piena del rumore del ferro che trema ai suoi tiri sbilenchi: arrivi a Torino e il lettone ti sbugiarda non sbagliando praticamente nulla.
È bello scrivere che non ci si aspetta più nulla da Maalik Wayns, perché ti ha bucato l’anima tutte le volte che non ha nemmeno considerato la possibilità di dover difendere nell’arco di una partita, perché ti sembra sempre svogliato, poco razionale, un po’ egoista: arrivi a Torino e lo vedi sudare su Dyson, sacrificarsi per i compagni, rinunciare alla ribalta personale per aiutare davvero la squadra. Arrivi a Torino e lo vedi soffrire: applausi, anche se non ne ha messa una.
È bello incontrare Giancarlo Ferrero vicino agli spogliatoi, dopo le conferenze stampa. «Complimenti Giancarlo, domani finalmente possiamo essere buoni…». Lui ti risponde un «Ci sta», come a dire (o almeno noi speriamo che sia così): «Vanno bene anche le critiche». Anche quelle dure, quelle che percepisci sulla pelle come ingiuste, quelle che offendono il tuo orgoglio: anch’esse, nel momento in cui ti fanno salire la rabbia e la voglia di dimostrare il contrario, sono un piccolo mattone di salvezza.
Varese non esce salva da Torino, però esce migliore. Ha dato finalmente un segnale e ha ancora tempo di darne altri, in campionato e in coppa. Un granello di sabbia non basta a creare una spiaggia, ma è bello per una domenica – dopo tante delusioni – non sentirsi perduti in mezzo al mare in tempesta. Onore ai criticati e ai criticabili se per una volta salgono in cattedra e ti fanno una pernacchia. La più dolce delle pernacchie.