MORAZZONE Le ruspe sono entrate in azione, ma la vicenda di Villa Bianchi sembra destinata a far discutere ancora a lungo. Domenica mattina “il Giornale” di Feltri ha pubblicato un duro articolo a firma di Vittorio Sgarbi, che non ha risparmiato critiche all’amministrazione comunale morazzonese, rea di essere collusa, a detta del noto critico d’arte, con gli «uomini selvaggi, veri barbari, inconsapevoli e ignoranti» che hanno perpetrato «l’abbattimento di una integra e perfetta villa Liberty dotata di vetri, ferri battuti, decorazioni, affreschi». Sgarbi racconta di aver tentato di fermarli «ma l’amministrazione di Morazzone si è dimostrata complice dei vandali». Un articolo che picchia duro sul sindaco Matteo Bianchi, sulla soprintendenza, sul ministro Bondi e sulla Lega Nord, tutti ugualmente colpevoli secondo Sgarbi di non aver fermato l’orrore.
Un articolo che non è passato inosservato, tanto che sempre domenica mattina in paese si è presentata una troupe di Striscia La Notizia capitanata da Vincenzo Brumotti, che ha cercato di raccontare la vicenda dalla sella della sua inseparabile bicicletta. Poco dopo l’arrivo di Brumotti è arrivato in paese anche Vittorio Sgarbi, che ha ripetuto in prima persona quanto aveva già scritto nel suo articolo, attaccando verbalmente il primo cittadino e dando sfogo alla sua proverbiale vis polemica.
«Mi ha dato del mafioso e del ladro, mi ha detto che sono colluso con i costruttori mafiosi – racconta Matteo Bianchi -. Mi ha detto che l’abbattimento della Villa è peggio degli stupri e una serie di cose irripetibili. Mi ha detto che ormai in questo paese il sindaco non c’è più, che per lui non esisto più. Personalmente ci sono rimasto molto male, ma sono certo che politicamente le affermazioni di Sgarbi non otterranno alcun credito.
In paese la gente sa come lavoro e saranno loro a giudicarmi. Ora spero che Vittorio Sgarbi abbia la decenza di girare alla larga da Morazzone. Vada a fare i suoi show altrove». Nell’articolo Sgarbi ha anche detto che «distruggere un edificio che ha quasi cent’anni è come bruciare un manoscritto di Pascoli o di d’Annunzio e a cancellare testimonianza e memoria, nell’indifferenza delle autorità, peraltro chiamate alle loro responsabilità. Oggi Villa Bianchi non c’è più. E il sindaco non capisce il delitto che ha consentito».
Un’affermazione di fronte alla quale Matteo Bianchi si difende ricordando quanto fatto dalla sua amministrazione per fermare quello che lui stesso riteneva uno scempio: «Mi chiedo se Sgarbi sappia o meno chi ha chiamato carabinieri, chi ha mandato i vigili quando è stato il momento di rilevare irregolarità o chi ha cercato di fermare i lavori interpellando la soprintendenza… probabilmente il signor Sgarbi non si è accorto che siamo in uno stato di diritto e io ho fatto tutto quanto in mio potere per salvare la villa, ma per quanto l’abbattimento risulti incomprensibile, non posso calpestare i legittimi diritti del proprietario». La movimentata visita di Sgarbi non è passata inosservata, tanti i cittadini che ieri mattina hanno assistito alla scena, incuriositi dall’improvvisa impennata di popolarità riservata al borgo di Morazzone.
b.melazzini
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