Il Varese sta attraversando un momento complicato. Per uscirne, serve attingere allo spirito storico del Varese, al cuore ed alla passione. Quelle di Peo Maroso, l’anima dei biancorossi, che chissà cosa starà pensando in questo momento. E chissà cosa farebbe per questo Varese ferito ma mai domo.
Lo abbiamo chiesto a Virgilio, suo figlio, presenza fissa in tribuna al Franco Ossola. Che commenta questo periodo difficile: «Ci è mancata la linfa vitale, che sono i risultati.
Un punto in due partite casalinghe ammazzerebbe chiunque, ma non questo Varese. Sono convinto che ci salveremo, ci vuole pazienza. E soprattutto è deleterio gettare pressioni addosso a Bettinelli, che sta lavorando benissimo».
Ma la nebbia societaria, chiaramente, non aiuta: «Nella testa di un giocatore, nonostante lo sforzo massimo per chiamarsi fuori da certe situazioni, è chiara la realtà dei punti in meno. È difficile isolarsi, nonostante tutto però contro l’Entella si è visto grande cuore, e la reazione dei ragazzi ci dà la forza di guardare avanti. C’è stato il coraggio di rialzarsi, quando in pochi ci avrebbero creduto. È già un segnale, sicuramente anche il mister ha dato la scossa giusta. Sono piccoli dettagli positivi da sfruttare al massimo».
E una situazione così complessa, opprimente, il Peo l’avrebbe affrontata proprio come il Betti: «Mio padre gestirebbe proprio come sta facendo Bettinelli, cercando di isolare la squadra da ciò che capita in società e da ciò che dicono i tifosi, quei pochi pseudo tifosi della tribuna che fischiano e se la prendono con il mister. Non vedo alcun senso in queste critiche: Stefano sta facendo un gran lavoro, il Varese, a parte le ultime due partite, non ha mai deluso. Con quei tre punti in più saremmo stati molto tranquilli in classifica».
La scorsa settimana ha però regalato al Varese un’emozione bellissima quella del viaggio a Roma: «Per noi Roma è stato un giusto premio per quanto fatto dalla squadra in Coppa Italia. Non abbiamo fatto brutta figura come a Parma l’anno scorso. Non credo abbia influito mentalmente tra i giocatori, ma può darsi che fisicamente la trasferta sia pesata nelle gambe. È stato uno stimolo a fare di più, mi è piaciuta l’impostazione tattica e ce la siamo giocata. Non abbiamo sfigurato».
Soprattutto a fare un figurone sono stati i nostri tifosi: «Questa Coppa Italia è un segnale triste per il calcio italiano, con così pochi spettatori negli stadi. Ma i nostri tifosi sono stati esemplari, abbiamo portato il nostro biglietto da visita anche a Roma, grazie ad una tifoseria splendida. Queste 400 persone che sono andate all’Olimpico meritano di essere chiamate splendide».
Con questo spirito, arriveremo alla salvezza: «Abbiamo una grande tifoseria, ed un grande condottiero che ci porterà alla salvezza. Il lavoro paga, e darà i suoi frutti. Rimanere in serie B è fondamentale. Sicuramente mio papà avrebbe speso parole di elogio per questo Varese e per il lavoro svolto da Bettinelli, perché anche lui era stato messo sulla graticola, sempre da quei pochi che non apprezzano il lavoro che si fa. Lo zoccolo duro dei tifosi sostiene la squadra. E mio padre, da lassù, anche».