Ancora qualche ora. Una notte insonne per fugare gli ultimi dubbi, una chiacchierata a quattr’occhi con la moglie Monica che gli farà capire una volta per tutte cos’è giusto fare. Poi Frank Vitucci deciderà: se accettare l’offerta sontuosa di Avellino (biennale che si aggira attorno ai 250 euro), o se dire sì a Varese che gli ha chiesto di diventare l’uomo su cui costruire il futuro. Questo, in sintesi, l’esito dell’incontro di ieri sera: Vitucci si è seduto attorno a un tavolo con Cecco Vescovi (ormai ex presidente e gm in pectore), Michele Lo Nero, Stefano Coppa. Società e coach non si erano ancora incontrati dopo la fine del campionato: e di cose, nell’ultima settimana, ne sono successe.
A dire la verità, ne è successa solo una: da Avellino è arrivata al tecnico veneziano una di quelle offerte che non si possono rifiutare, tantissimi soldi per tornare ad allenare in una piazza dove Frank è amato e venerato.
Giusto, sacrosanto pensarci: prendere qualche giorno prima di decidere. Anche perché Vitucci è sempre stato molto chiaro nel dire che la sua permanenza a Varese era legata alla continuità del progetto. In sostanza: se le idee e le persone restano quelle dell’anno scorso, allora io rimango. L’incontro di ieri è servito per chiarire questo punto fondamentale: idee e persone saranno le stesse che hanno portato alla Cimberio arrivata a un Dunston dallo scudetto. Perché Vescovi continuerà ad occuparsi della parte tecnica e Simone Giofrè ha accettato l’offerta di Varese e si occuperà di scovare giocatori e scommesse in giro per il mondo.
Vescovi, Giofrè: per ricomporre la triade dei miracoli manca solo un nome. Già: manca Vitucci.
Ieri in piazza Monte Grappa è andato in scena un incontro cordiale e sereno, durante il quale i vertici biancorossi hanno fatto la loro proposta. Che economicamente è svantaggiosa rispetto a quella di Avellino (e ci mancherebbe altro) ma che ha messo sul piatto altre cose. La possibilità di allungare il contratto per farlo diventare un triennale: perché qui i progetti si fanno a lungo termine. La vetrina europea di un’Eurocup che Varese giocherà e Avellino per il momento guarderà dalla televisione. La certezza delle idee e la forza della realtà, contro la fumosità dei sogni. L’onore di sedere, ancora per qualche anno, sulla panchina della Pallacanestro Varese: e scusate se è poco.
Frank, subito dopo la chiacchierata, è saltato in macchina per tornare dalla sua famiglia. Nella serata di ieri e in queste ore il tecnico biancorosso ha valutato i pro e i contro delle due offerte (da non sottovalutare la comodità degli spostamenti sull’asse Treviso-Varese rispetto alle distanze con Avellino), poi scioglierà ogni dubbio. Domani, ma magari anche stasera, si saprà se Vitucci continuerà sulla strada iniziata un anno fa o se si chiuderà un capitolo meraviglioso per aprirne un altro.
«Abbiamo parlato un po’ di tutto – ha detto ieri sera il coach – e ora mi prendo qualche ora di riflessione. La società mi ha esposto le sue idee per il futuro, ci siamo confrontati e messo in tavola le carte». E ora? «Ora ci rifletto un po’ sopra: io non sono un impulsivo, non sono capace di prendere decisioni sui due piedi. Anche perché un campionato così lungo non ci aveva ancora dato il tempo di parlare e di fare il punto della situazione. Non voglio fare la figura di quello che se la tira, davvero: voglio parlarne con mia moglie, e insieme a lei valutare il meglio per tutti. Ancora qualche ora, davvero: non di più».
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