La “galera” raccontata a chi non l’ha mai vissuta e a chi la guarda con gli occhi del pregiudizio. La testimonianza del carcere di Claudio Bottan, bustese d’adozione, protagonista al Salone Off del Salone del libro di Torino: il suo libro “Pane e Malavita” è stato presentato nello spazio Freedhome, showroom dei prodotti “made in carcere” realizzati in vari istituti di pena.
Dopo aver scontato la sua pena trascorrendo oltre cinque anni dietro le sbarre, in sei diversi istituti, Claudio Bottan si è fermato a Busto Arsizio, ultima casa circondariale in cui è stato recluso, dove è stato caporedattore di Voce Libera, il giornale nato dentro al carcere di via per Cassano da un’idea di Fabrizio Corona. Nel frattempo i suoi diari del periodo di reclusione sono diventati un libro “Pane & Malavita. La galera-istruzioni per l’uso”,
edito da Umberto Soletti Editore. «È iniziato tutto con il “Diario di bordo d.c.-No, non dopo Cristo, dopo il carcere”, una pagina Facebook dove raccontavo le sensazioni che si provano al ritorno in libertà dopo tanto tempo, anche se in realtà c’erano quintali di appunti accumulati in oltre cinque anni di scarabocchi tra le sbarre – la genesi del libro nelle parole dell’autore – strada facendo ho notato che dopo la quotidiana pubblicazione online, le persone scrivevano commenti molto lunghi, profondi e spesso dolorosi. La riflessione spontanea è stata: chi non conosce il pianeta carcere ha bisogno di parole semplici, ma allo stesso tempo crude. Di sferzate che destino attenzione.
Così il libro ha assunto una forma diversa dall’idea iniziale: è contemporaneamente diario, racconto e riflessione». La forma diario non è però il classico escamotage dello scrittore: la descrizione, quasi da etnografo, di contesti, quotidianità, dinamiche relazionali, gerarchie e sbilanciamenti di potere è scevra da ogni traccia di personalismi, recriminazioni e vittimismo. C’è invece una narrazione neutra, seppur emozionante per il lettore, di un micro-mondo sconosciuto ai più perché, troppo spesso, portavoce di chi sta dentro è qualcuno che sta fuori, con un orientamento alla soluzione piuttosto che alla denuncia del problema. La prestigiosa “tappa” al Salone Off – dove Bottan ha dialogato con Bruno Mellano, Garante della Regione Piemonte per i diritti delle persone private della libertà personale, su invito di Monica Cristina Gallo dell’Ufficio del Garante di Torino, in ossequio al «nuovo mood per creare momenti di confronto e spazi di riflessione per iniziative di prevenzione e riabilitazione sociale», fatto di «narrazione, testimonianze, esperienze, proposte» – è stata l’ennesima di un lungo tour, passato attraverso la presentazione a 29 classi delle scuole superiori di Gallarate, e destinato a toccare prossimamente anche Roma e Firenze.
«Con l’obiettivo – spiega Claudio Bottan – di far uscire il “mondo” del carcere dalla cerchia di già se ne occupa. Infatti il messaggio più bello è stato verso gli studenti, che dai preconcetti escono con un’idea propria sul fatto che il carcere non debba essere la pena unica o la pena principale, ma ci sono forme di riparazione diverse». Perché “Pane e Malavita” è «il diario di un sopravvissuto, il sottoscritto, una storia di vita galeotta raccontata in chiave ironica, sarcastica, e a volte cinica, che contiene un’analisi spietata e disincantata sull’inutilità del carcere così com’è concepito attualmente. Una storia che per essere raccontata ha avuto bisogno di essere vissuta e attraversata».