CASTELLANZA Giocare una partita così in un palazzetto così è bello, perché fa caldo come in uno stadio inglese, ma deprimente, perché il PalaBorsani è inadeguato: come se Milan-Inter si giocasse al glorioso campo dell’Enotria.
Dicono che non conta nulla, poi ci tengono tutti: Guiggi fa come Baresi a Usa ’94, forza i tempi dell’infortunio col medesimo risultato. È grandissimo volley: uno spot formidabile per uno sport che sta sfondando, anche se matrigna Rai ha tentato ignobilmente di sottometterlo alle marchette di Valentino Rossi.
La Yama è di un altro pianeta: tecnicamente è forte, mentalmente è mostruosa, quando cambia marcia semina chiunque. Ha messo via il lato oscuro e si è fatta di granito. È la serenità al potere: a un certo punto le rivali si guardano l’un l’altra atterrite, senza trovare negli occhi delle compagne l’antidoto al dominio.
La serenità è Marcon che sprizza luce qualunque cosa accada. È Carlina Lloyd che carica in italiano le compagne. È Helena Havelkova che sembra Messi: tira e segna da ogni posizione. È Pisani baby veterana.
È, soprattutto, Giulia Leonardi. Prende qualunque palla, sfida logica, dinamica e leggi di Newton: sembra che abbia appena lucidato il taraflex, tanto si prodiga perché non ci cada niente. Giulia è la versione dolcemente femminile del Gato Diaz, uno dei personaggi più belli usciti dalla penna di Osvaldo Soriano: amava e parava rigori, perché «io so che lui sa che io so». E sorrideva, come lei.
Stefano Affolti
Sul giornale di venerdì 30 cronaca, interviste e pagelle del derby Villa-Yama.
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