Voluntary disclosure? Approfittatene

È la possibilità di denunciare i capitali detenuti all’estero, beneficiando di uno “sconto” sulle sanzioni. Werthhammer (ordine dei commercialisti di Busto): «Cambiamo passo, è l’ora della serenità fiscale»

– La potremmo tradurre come collaborazione volontaria o autodenuncia: di fatto la voluntary disclosure, operazione di rientro dei capitali partita con l’inizio di questo anno, chiede a chi possiede capitali esportati all’estero di dichiararli volontariamente, beneficiando così di uno sconto sulle sanzioni amministrative e di un regime di favore sul piano penale, ma, attenzione, si dovrà pagare tutti gli importi e le tasse dovute al fisco italiano.
«Una chance che a questo punto è meglio non perdere» suggerisce Ermanno Werthhammer, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed Esperti Contabili di Busto Arsizio «e noi come professionisti spingeremo in questa direzione».

È il momento di cambiare passo, sottolinea Werthhammer «l’evasione ha fatto il suo tempo, non è più il momento di evadere: essere in regola col Fisco non è solo un dovere, la serenità fiscale non ha prezzo. Chi ha capitali all’estero chiuda gli occhi, paghi quello che deve pagare e si sistemi una volta per tutte».
La norma sulla voluntary disclosure è molto articolata e complessa «stiamo facendo molta formazione in materia» spiega Werthhammer: di fatto si tratta di una sanatoria con sanzioni e condanne annullate o di molto ridotte,

per chi ha esportato i propri soldi all’estero illegalmente e decide di mettersi in regola, ma anche per i patrimoni leciti sottratti al Fisco, la sanzione prevede il pagamento delle imposte sui rendimenti per ogni anno di permanenza all’estero, oltre alle sanzioni e agli interessi per il ritardato pagamento e per la mancata comunicazione. Chi vorrà, potrà poi mantenere i capitali all’estero, ma dovrà continuare a versare le tasse in Italia.
«E su questo punto si poteva forse fare qualcosa in più: una cosa che la normativa non prevede è un incentivo per chi riporta il denaro in Italia dopo averlo denunciato. Il rientro dei capitali potrebbe mettere in moto investimenti e consumi sul territorio».
E non parliamo di poca cosa: le nuove norme interessano, secondo le prudenti stime di Banca d’Italia, circa 230 miliardi di euro di capitali usciti irregolarmente dai confini italiani.
Meglio dunque pensarci ora, perché lo scambio di informazioni tra amministrazioni fiscali diventerà presto automatico e a quel punto le sanzioni, dal punto di vista penale, non saranno più così morbide.

«Negli ultimi tempi è cambiato molto a livello internazionale su questi temi: la lotta all’evasione fiscale è diventata di assoluta priorità – sottolinea Werthhammer – e prevede una progressiva collaborazione tra gli Stati che porta al vantaggio di tutti».
E non da ultimo «la lotta all’evasione fiscale con la collaborazione internazionale degli Stati può aiutare anche nella lotta al terrorismo».
Necessario dunque farsi assistere in questa procedura delicata e complessa: «Non abbiamo davvero idea dei numeri legati al voluntary disclosure: il professionista, se ci sono fondi nascosti all’estero è l’ultimo a saperlo, ma il consiglio resta quello di approfittarne». La casistica sarà molto vasta: costi, modalità e sanzioni dipendono da molti parametri. Ed l’attesa di questi giorni è tutta per la Svizzera: attualmente nella lista nera dei paesi a fiscalità privilegiata, la confederazione elvetica ha tempo fino al 2 marzo per siglare accordi fiscali con l’Italia ed entrare così nella white list, come è accaduto nei giorni scorsi per San Marino e Lussemburgo.

Un passaggio non solo formale per tutti quei varesini che tengono i loro soldi nelle banche svizzere: una volta considerati in regola i paesi ex lista nera grazie alla nuova legge beneficiano di un trattamento fiscale più favorevole in materia di emersione dei capitali e così anche sanzioni e costi in caso di voluntary disclosure diventano meno pesanti.