La ricetta per uscire dalla crisi? Rivoluzionare la finanza, e il modo di guardare all’impresa. Ma soprattutto, la consapevolezza che il consumatore ha il potere di «votare con il portafoglio».
È pieno di speranza il messaggio di Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma e direttore del corso di specializzazione in European Economics and Business Law, che ieri pomeriggio ha animato la giornata “Dialoghi con…”, organizzata al Faber Lab di Tradate da Confartigianato Imprese, che ormai da cinque anni dedica questo appuntamento alla memoria di Marino Bergamaschi.
Becchetti dimostra con i dati e con competenza da docente universitario che il movimento del consumo critico, del commercio equo e solidale non ha poi tutti i torti: i consumatori possono “votare” scegliendo consapevolmente questo o quel prodotto, quindi orientando le politiche aziendali verso un’economia più sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche sociale.
Perché quello che la finanza ha dimenticato, e che è un aspetto fondamentale della crisi in atto, è la felicità.
Qualità della vita, benessere inteso non solo come possibilità di acquistare infiniti beni, ma come possibilità di vivere al meglio la nostra umanità. «La finanza ha un enorme potenziale, che rischia di andare sprecato – spiega Becchetti, che fa un esempio di finanza “buona” – dopo lo tsunami del 2004 nel Sudest asiatico ho partecipato a un progetto per dirottare parte dei fondi di beneficenza verso le banche locali che fossero disposte a creare progetti di microcredito ad artigiani e imprenditori locali. Da un euro si arrivava ad averne 18, tutti spendibili per far ripartire l’economia reale dei territori colpiti».
Secondo Becchetti, il medo migliore per ripartire è quello di creare una «wiki-economia», l’economia che utilizza la logica di Wikipedia: tanti contributi interconnessi tra loro, anche grazie al web e ai social network, che creano ricchezza e, soprattutto, benessere.
Una sfida che gli artigiani nostrani sono decisi a cogliere: «Dobbiamo avere prima di tutto la consapevolezza di voler cambiare per rimetterci in gioco – dice Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese – promuovendo, sempre, un fare impresa responsabile e sostenibile».
Secondo il presidente nazionale dell’associazione di categoria, Giorgio Merletti, «è arrivato il momento di cogliere la sfida: dobbiamo saper diventare imprese glocali, in grado di garantire prima di tutto la qualità del prodotto, unita all’attenzione per il territorio. E lo possiamo fare perché, da sempre, l’attenzione alla persona e ai rapporti umani sono al centro del nostro modo di lavorare».
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