VARESE – Spesso le polemiche in merito agli alberi abbattuti nelle città vengono amplificate dai social network e sui media in maniera esagerata e roboante, con gli strenui difensori degli alberi pronti a criticare ogni arbusto sfalciato e ogni robinia abbattuta, criticando l’avanzata del “cemento” ed altre amenità simili. Ma, come in ogni cosa, vi sono le giuste vie di mezzo, ed è anche oggettivamente bello e piacevole poter frequentare e vivere una città che abbia saputo coniugare lo sviluppo abitativo e infrastrutturale con la tutela degli spazi verdi e del patrimonio arboreo.
Varese, la città giardino, ha sempre avuto storicamente quest’ultima caratteristica, che l’ha resa amata dai sui cittadini ma non solo. Nel dopoguerra molte devastazioni hanno portato a deturpare il patrimonio architettonico e paesaggistico del capoluogo, avendo poi una battuta d’arresto negli ultimi anni, ma le ruspe e gli abbattimenti non si sono fermati, e spesso non hanno spiegazioni.
Se tutti ci ricordiamo il giovane Forzinetti che si arrampica sui cipressi dei Giardini Estensi per scongiurarne l’abbattimento (abbattimento che venne pensato all’epoca dall’Assessore Stefano Clerici, con Sindaco Attilio Fontana, per riportare i Giardini Estensi al disegno originale), molti abbattimenti avvenuti nell’era del Sindaco Davide Galimberti non hanno avuto la stessa eco, eppure sono stati oltremodo impattanti e, soprattutto, sottaciuti all’opinione pubblica.
Daniele Zanzi, varesino, agronomo, titolare dell’azienda FitoConsult, nonchè ex vicesindaco proprio di Galimberti, con il quale ha rotto i legami politici al termine del primo mandato, nel 2021, segnala spesso episodi di abbattimenti apparentemente inspiegabili; l’ultimo, in ordine di tempo, è stato denunciato ieri, e riguarda la località Truno, adiacente alla Via Campigli. “Hanno rimosso senza pietà e ripensamenti anche un bicentenario, unico, esemplare di castagno, cavo e contorto, eppure vivo e vegeto, possente, con i segni del tempo, prova vivente che la compartimentazione esiste, prova provata della resilienza degli alberi. Un albero importantissimo anche per la biodiversità a lui collegata.” scrive un amareggiato Zanzi su facebook.
Il castagno in questione era un monumentale testimone della storia bucolica della città, cresciuto a Truno, ove molti varesini si recano perchè meta di passeggiate rilassanti, nel quale un paesaggio agreste digradante verso Casbeno e Bobbiate regala alla vista campi, le vecchie cascine ed alcune villette. Un luogo amato anche dallo scrittore varesino Speri della Chiesa Jemoli, che qui vi trovava ispirazione per i suoi scritti. “Ma che ne sanno questi del Palazzo di queste cose? Burocrazia, regole, compensazioni, interessi, pressioni, pedanteria …” . “che resti a perenne vergogna di chi ha autorizzato, dando prova di incultura, leggerezza e insipienza, questa distruzione. Tripla vergogna ! – nella speranza che non sia preludio all’ ennesima autorizzazione edilizia -. Tanto ciò che conta non sono l’ ambiente o la nostra storia, i nostri legami, ma le compensazioni urbanistiche” conclude un amareggiato Zanzi nel suo post-denuncia.
In effetti l’albero, monumentale, sembra essere stato abbattuto senza un apparente motivo, per lo meno ad oggi nessuno lo ha spiegato. Resta il fatto che, a palazzo Estense, sembrano aver benissimo compreso il modus operandi che possa metterli al riparo da verdi polemiche. Silenzio tombale e motoseghe accese ad insaputa di tutti. E fa sorridere amaramente che, da alcune sigle ed associazioni ambientaliste, ed anche all’interno della maggioranza stessa che amministra la città, in questi anni, poche voci si siano levate contro queste azioni.